Articoli su Giovanni Papini

2000


Gaetano Afeltra

Il libro elettronico? Ne parlava già Edison

Pubblicato in: Corriere della Sera, p. 37.
Data: 10 maggio 2000




Come saranno i libri del 2000? Se lo chiedeva cento anni fa Matteo Cuomo, scrittore napoletano di cui compare un brano in Metalibro, una piccola antologia di curiosità ora pubblicata da Colonnese Editore. Già nel 1912 correvano voci preoccupate sul futuro dei libri: «il libro decade, il libro e morto!» Come si poteva rimediare al grido d'allarme? Ce lo dice una sorprendente rivelazione di Thomas Edison, l'inventore della lampadina e del fonografo, che pronosticava «una grande rivoluzione nel campo del libri: la carta sarà sostituita da foglietti di nichel, spessi un duemillesimo di millimetro. Un libro avrà uno spessore di due centimetri e potra contenere quarantamila pagine.» Insomma non Internet ma solo qualcosina di simile. In parole povere Edison pensava a una specie di floppy disk dei nostri giorni, quei piccoli dischetti da computer capaci di immagazzinare centinaia di pagine stampate. Difronte a tante diavolerie Giovanni Papini, già nel 1954, pubblicava presso Vallecchi Le disgrazie del libro in Italia. Un vero saggio dove, parafrasando l'invocazione foscoliana, lo scrittore toscano invitava «Italiani io vi esorto a comprar libri!» Il problema del libro riguarda l'insieme del popolo italiano, diceva Papini. Gli italiani sono fra i più intelligenti abitanti della terra. «Su questo primato della nostra intelligenza io comincio, a dir vero, a nutrire qualche dubbio e adopero la parola "dubbio" quale benigno eufemismo. Gli italiani hanno in mano un sicuro mezzo per confermare l'antica loro rinomanza: comperare e leggere più libri che ora non facciano.» Un popolo è tanto intelligente, quanto più ama e possiede i veicoli e i depositi dell'intelligenza, cioè, prima di ogni altra cosa, i libri. Se non vogliam retrocedere dall'Attica verso la Boezia, continuava Papini, sanno quel che debbono fare. Essi inoltre, sono i custodi e rappresentanti di una civiltà letteraria, d'una delle più antiche e ricche civiltà del mondo. È dover loro e supremo interesse, salvarla e continuarla. «Quegli Italiani che posseggono e leggono e studiano buoni libri, sono i salvatori e i mallevadori di quella grande tradizione, di quella gloriosa e necessaria civiltà. Tutti gli alri sono eredi senza onore e rinnegati bastardi» Parole severe ma drammatiramente premonitrici.


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